Don Angelo Casati compie novant’anni. Auguri ad un uomo appassionato di Vangelo e di bellezza.

di Daniele Rocchetti | giovedì 13 maggio 2021

 

 

 

Santalessandro.org

 

 

 

Mi fa un po’ fatica usare quel “don” pomposo davanti al suo nome. Ma è anche giusto ricordare che è proprio quel “don” che mette in risalto la sua originalità nel mondo della chiesa. Diceva Paolo De Benedetti che è solo perché esistono preti come lui che in fondo la chiesa continua a meritare un po’ di rispetto.” Così Gabriella Caramore, che per molti su Rai Radio 3 ha curato e condotto Uomini e profeti, ha scritto l’altro giorno sulla sua pagina Facebook a proposito del novantesimo compleanno di don Angelo Casati. Nel lungo e affettuoso post parla del valore di questo straordinario prete ambrosiano che anni fa ho incontrato per una chiacchierata su un testo che aveva da poco pubblicato, Sussulti di speranza. Un parroco si racconta (Ancora Edizioni). Un libro di grande umanità, un libro di Vangelo. Un dialogo fitto di parole troppo spesso dimenticate da molti cristiani “militanti” ma non innamorati: speranza, passione per l’uomo, per il mondo e per il Vangelo, accoglienza, cura e relazione. Ricordo un’ora e mezza di grandissima consolazione. Alla fine ci eravamo lasciati come se ci fossimo incontrati da sempre. 

 

L’altro giorno, per ringraziare i moltissimi amici che lo hanno ricordato e festeggiato, don Angelo (autore anche di libri di poesia) ha mandato alcune righe. Che dicono di lui, del suo sentirsi mendicante innamorato. Della vita, degli altri, del Vangelo.

 

Ad amiche e amici.
Sulla soglia
dei miei novant’anni.

Ancora mi accende
desiderio
di sedermi con te
e insieme
perdutamente ringraziare
perdutamente raccontare 
perdutamente ascoltare.

 

Nel suo libro si sentono respirare venti di libertà. Perché è così difficile sentirli soffiare nella chiesa di oggi? 

 

Penso sia soprattutto una mancanza di apertura al Vangelo perché quando apri il vangelo, leggi la vita di Gesù, i suoi gesti e le sue parole provocano questo sconfinare totale.  Provi davvero la percezione del vento dello Spirito sceso su di lui in pienezza e che lui comunicandolo mostrava essere uno Spirito di libertà. Ricorda il discorso notturno di Nicodemo? Quelli che sono nati dallo Spirito e portati dallo Spirito sono come il vento che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così dovrebbero essere coloro che credono. Invece a me sembra che i cristiani sappiano benissimo da dove vengono e dove stanno andando. Siamo bloccati all’interno di questi schemi. Uno ci guarda e dice: “Questo farà così e dirà così..” Non c’è sorpresa, siamo codificati, più legati ai documenti che non ispirati al Vangelo. Che, non dimentichiamolo, apre il modo di pensare e di agire, proprio come il modo di pensare e di agire di Gesù,  uomo di una libertà sorprendente. 

 

Ha scritto pagine molto belle ma molto dure sulla religiosità che indispone alla ricezione del Vangelo.. 

 

Enzo Bianchi in uno dei suoi articoli per “La Stampa”  riporta una citazione di quarant’anni fa di Ratzinger che diceva: “la Chiesa è per molti l’ostacolo principale alla fede”. E’ vero, sempre più oggi troviamo persone che dicono “non parlateci di Dio, non parlateci di Chiesa” ma parlateci di Gesù. Spesso invece succede che noi cristiani parliamo di tutto ma non parliamo di Gesù e del Vangelo. Credo che dovremmo tornare lì, non abbiamo altra chance. Pastoralmente penso al gesto che è la cifra della vita di Gesù, il gesto dell’accoglienza. Nel Vangelo c’è scritto che Gesù accogliendo parlava al popolo e che il Regno di Dio era già annunciato. Troppe volte pensiamo all’impegno pastorale solo come preoccupazione di cosa dire e come dire, dimenticando che il Regno viene aprendosi all’altro. Non c’è altro modo.

 

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