Monsignor Paglia: «Un sacramento non si compra. Aiuti? Siano per tutti»
Sulla proposta della Lega di un Bonus fiscale per sostenere le spese di chi si sposa in chiesa risponde il presidente della pontificia Accademia per la Vita: «È una scelta d’amore. La gratuità è dimensione profonda dell’identità cristiana»
«Vede, il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, parla del matrimonio cristiano come di una scelta d’amore per formare una famiglia». L’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la Vita, sospira. «È una scelta di fede, libera».
Non è faccenda che si affronti con i bonus, insomma…
«Dopo il Covid si nota una leggera ripresa dei matrimoni, e tra questi molti anche in Chiesa. C’è da augurarsi che la tendenza si stabilizzi. Davanti alla crisi dei matrimoni, religiosi o civili, è opportuno pensare ad un sistema per sostenere le unioni stabili. Se lo Stato vuole aiutare le famiglie ben venga, ma tutte le famiglie».
E i matrimoni in Chiesa?
«Il matrimonio per la Chiesa è un sacramento e un sacramento non si compra. Il credente che sceglie la celebrazione del matrimonio in Chiesa non si fa convincere a questo passo dalle detrazioni economiche, almeno spero. Sono altre le ragioni che lo spingono al sacramento. Altro discorso sono tutte quelle misure che sostengano la realizzazione della vita familiare ed eliminino gli ostacoli, anche finanziari, che rendono difficile il progetto familiare. Su questo c’è da augurarsi un lavoro più robusto. Detto questo, la dimensione del credente è una scelta d’amore assolutamente libera da altri condizionamenti, va al di là di qualsiasi questione economica. Anzi, per chi ha fede in genere si dovrebbe fare il contrario».