(E)lezioni: punto, e virgola, della democrazia

(E)LEZIONI: PUNTO, E VIRGOLA, DELLA DEMOCRAZIA

 

 Una riflessione post-elezioni 

| 07/10/2022

 

“Una vittoria storica per l’estrema destra” (Le Monde, Francia)
“Un successo antipolitico” (Die Welt, Germania)
“L’Italia ha scelto la destra nazionalista” (The Economist, Regno Unito).

 

Il giorno dopo, questi sono alcuni titoli dei principali quotidiani europei per sintetizzare le elezioni italiane, che, uniti alle parole precedenti al voto della presidente della commissione Von der Leyen, non fanno altro che gettare confusione, preoccupazione e discredito sulle sorti del nostro Paese.

 

Forse un processo alle intenzioni, seppur manifeste, che rischia però di abbandonarci alla tentazione di pensare che il nostro spazio di azione, come Italia, sia limitato e che la volontà popolare sia subalterna a certe logiche di potere deterministiche, invece che possibilistiche.

 

Per analizzare il presente, mantenendo lo sguardo sul futuro, è quantomai necessario partire dall’oggi. Vogliamo farlo attraverso due considerazioni che pensiamo sottendano all’esito di queste elezioni: un cambio di casacca per diversi elettori, con un rimescolamento degli stessi fra i diversi partiti, e una parte rilevante di cittadini che la casacca non l’ha proprio messa.

 

Via col Vento (1939)

 

Spesso sono i parlamentari quelli accusati di trasformismo, anche se a ben vedere essi non sono poi così diversi dai propri elettori.

 

Quelli rappresentati nel grafico sottostante sono i flussi elettorali tra le elezioni del 2018 e quelle del 2022, da cui non si possono non constatare almeno tre movimenti:

 

  •  Fratelli d’Italia (FdI) assorbe voti principalmente dai suoi alleati (Lega e Forza Italia). Senza creare distorsioni politiche, il centrodestra si conferma coeso alle elezioni compattando i propri voti. FdI parla con successo anche ad una chiara parte dell’elettorato del Movimento 5 Stelle (M5S): quella parte scontenta ma possibilista e affezionata alla politica.

 

  • Il Partito Democratico (PD) conferma lo zoccolo duro dei suoi votanti, ne acquisisce però pochi dal M5S e ne cede in buon numero al Terzo Polo e a +Europa. Questo è segno di una campagna elettorale troppo conservativa, che ha emozionato e convinto pochi elettori che non votassero PD già prima della stessa. In ogni caso, il voto a sinistra, se diviso, si disperde.

 

  • Il Terzo Polo si dimostra una costola fuoriuscita dal PD, da lì provengono infatti la maggior parte dei voti ricevuti. L’esito finale non è frutto di alcuna sinergia fra Calenda e Renzi, ma si rivela esser la somma aritmetica dei singoli partiti che lo compongono.

 

  • Il M5S si ridimensiona notevolmente con un blocco compatto che resiste, soprattutto al Sud, ma con fuoriuscite significative verso l’astensionismo, sintomo forse che gli elettori di vecchia data del Movimento hanno esaurito la carica primordiale di rottura, caratterizzata dalla lotta alla politica e al sistema.

 

 

Flussi elettorali tra il 2018 e il 2022

(Fonte: Report elezioni politiche 2022 - YouTrend)

 

 

La notte dei morti viventi (1968)

 

Il vero primo partito d’Italia è però quello dei disillusi e di chi, non andando a votare, viene meno a quel patto tale per cui la delega in bianco ad altri concittadini non autorizza a recriminazioni ex post sull’esito della volontà di chi ha espresso il suo diritto a scegliere i propri rappresentanti.

 

Rispetto alle ultime politiche, infatti, l’astensionismo sale in maniera preoccupante dal 27% al 36%, con picchi del 50% nel Mezzogiorno e, nonostante tutto, mediamente in linea con i dati degli altri paesi europei.

 

 

Immagine che contiene mappa
Descrizione generata automaticamente

Affluenza per comune per la Camera dei Deputati

(Fonte: Report elezioni politiche 2022 - YouTrend)

 

 

Le cause sono numerose e vanno affrontate seriamente.

Innanzitutto, sono troppi gli impedimenti al voto per i cittadini fuori sede, abbiamo un sistema di voto farraginoso, burocratico e poco orientato a favorire il voto.

In secondo luogo, c’è un’ampia disaffezione giovanile alla politica. Una disaffezione pericolosa perché, seppur solo leggermente inferiore a quella degli over-65, si traduce poi in un allontanamento dalla partecipazione sociale e pubblica locale, che proprio in quegli anni attecchisce e indirizza nel definire il proprio percorso di vita.

 

È solo praticando la virtù che si diventa virtuosi: ecco perché il voto è l’espressione prima e, allo stesso tempo, ultima della partecipazione alla vita pubblica, mentre vanno ravvivati gli interessi, le amicizie e le passioni nel locale: nei comuni, nelle parrocchie, nelle associazioni e negli oratori.

 

Questa visione non può però ignorare il fatto che la piramide demografica è ormai più simile ad un’urna cineraria: i giovani sono pochi, ricercati e iper-stimolati. Non serve tirare per la giacchetta, abbiamo bisogno di esempi, non di critiche.

 

Infine, la democrazia ha bisogno del suo demos: più le politiche educative, sociali ed economiche andranno a difesa degli ultimi, siano essi poveri, stranieri, disoccupati o NEET, più essi si sentiranno inclusi e partecipi alla vita sociale del Paese.

 

Ritorno al futuro (1985)

 

La sfida è grande e la politica deve ri-dimostrare di essere quell’arte in grado di far diventare possibile ciò che appare impossibile.

Gli ambiti in cui agire con responsabilità sono urgenti e molteplici: partecipazione, scuola, lavoro, ambiente, pace ed Europa sono solo alcuni fra questi. Non sarà sufficiente aver vinto le elezioni né consolarsi con un’opposizione tenue al fine di prepararsi al prossimo appuntamento elettorale.

 

Abbiamo troppi record negativi dell’Europa per non agire: il debito pubblico, il numero di figli, il numero della nostra forza lavoro, il numero di NEET, il numero di evasori, il tasso di restituzione di soldi pubblici destinati a progetti pubblici e infrastrutture.

 

Una democrazia, tuttavia, non inizia né finisce con un’elezione. Un’elezione può essere un punto e virgola, come un ponte fra due terre, più o meno lontane, che dialogano, si attraggono e si sviluppano, influenzandosi reciprocamente e mischiandosi culturalmente.

 

Due terre annodate da un ponte a doppia percorrenza, per passare da una riva all’altra, a seconda del periodo e del bisogno, come sempre è stato e sempre sarà nella storia. Un mondo nuovo a seconda dei punti di vista. Ancora tutto da scoprire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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