INTERPRETARE I RECORD DEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
@IlPost | Martedì 4 marzo 2025
Dal 2021 ogni mese che passa l’ISTAT pubblica dati sul mercato del lavoro che sono recepiti con un certo entusiasmo dai media e soprattutto dalla politica. Da quell’anno infatti c’è stato un aumento consistente e costante del numero delle persone che lavorano, e una riduzione altrettanto grossa di quelle disoccupate, cioè che non lavorano ma stanno cercando un impiego.
Martedì l’ISTAT ha pubblicato la situazione del mercato del lavoro di gennaio, e ancora una volta è stato stabilito un record: da quando esistono le serie storiche, cioè dal 2004, in Italia non ci sono mai state così tante persone con un lavoro. Questi dati sono certamente positivi rispetto al passato, ma c’è il rischio di interpretarli come se l’Italia avesse bene o male risolto gli storici problemi del suo mercato del lavoro, quando non è proprio così: quei problemi restano e sono evidenti soprattutto in relazione agli altri paesi, dove c’è un tasso di occupazione più alto, una più ampia partecipazione delle donne e dei giovani, e infine stipendi più alti. Inoltre, nel presentare i buoni dati di questi anni, si trascura spesso di guardare a un parametro importante, il numero di “inattivi”.
Secondo l’ISTAT a gennaio in Italia il tasso di disoccupazione è stato del 6,3 per cento: è la quota di persone che cercano lavoro sul totale della forza lavoro, rappresentata dai disoccupati e dagli occupati. È un valore storicamente basso, molto vicino al minimo del 6 per cento che c’era stato a novembre, ed è inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto a gennaio dello scorso anno e di quasi 4 punti rispetto all’oltre 10 per cento di inizio 2021.