Centralità del lavoro, voto e slogan. Basta parlare di «sfaticati»
Articolo de l'Avvenire
di Francesco Riccardi | 02/08/2022
I dati Istat sull’occupazione a giugno segnalano un trend decisamente positivo, ma soprattutto fanno giustizia di alcuni luoghi comuni, lasciando intravedere indicazioni importanti per i partiti alla prova delle elezioni.
La rilevazione più importante è certamente quella che riguarda il tasso di occupazione, arrivato al 60,1%, che segna addirittura un record dal 1977, da quando cioè esistono le serie storiche dell’Istituto di statistica, con un aumento di occupati, in termini assoluti, di 86mila unità in un mese, 400mila in un anno, oltre la soglia simbolo dei 23 milioni di occupati.
È vero, seguendo le regole comuni a tutta Europa, l’Istat classifica come occupato chiunque abbia lavorato percependo una retribuzione almeno un’ora nella settimana precedente la rilevazione. E dunque non è così "difficile" risultare occupato anche se in maniera molto discontinua e precaria.
Tuttavia, questa volta si segnala in particolare l’aumento degli occupati a tempo indeterminato, in particolare nella fascia 24-35 anni, anche per effetto del ritorno in attività di molti dalla cassa integrazione (oltre i tre mesi, i lavoratori sospesi vengono classificati tra gli "inattivi").
E, d’altrocanto, i dati di ieri vanno letti in combinazione con quelli relativi alla stima del Pil del secondo trimestre, pubblicati venerdì scorso, che segnalavano una discreta crescita, pari all’1%, addirittura migliore rispetto a quella dei nostri partner-competitori europei.
Foto: @milanofinanza