Vaccini e «fake news», come nascono e come si possono contrastare

di Milena Gabanelli | mercoledì 28 luglio 2021

 

 

 

Corriere della Sera

 

 

 

In migliaia sono scesi in piazza: prima contro i divieti di spostamento, poi contro l’uso delle mascherine. Volevano tornare ad una vita normale. Come tutti noi del resto. Ora protestano contro l’unica cosa che può restituirci la vita normale: il green pass. Non vogliono vaccinarsi, ma vorrebbero impedire ai vaccinati di potersi muovere in aree sicure. Il disorientamento è comprensibile dopo un anno e mezzo in cui virologi ed epidemiologi si scontrano nella gara di visibilità, i politici che dicono qualunque cosa purché contro il partito avverso, mentre stampa e tv danno voce a tutti, inclusi quelli che non hanno titolo per dire alcunché. E alla fine uno dice «non credo più a nessuno». In realtà chi decide di non vaccinarsi a qualcuno crede.

 

Il sito indipendente di verifica delle notizieNewsGuard, di cui oggi si avvale l’Organizzazione mondiale della Sanità, monitora da anni la disinformazione in Rete. Elenchiamo le più recenti fake news che hanno fatto il giro del mondo. Il 25 giugno compare sul canale Telegram «l’Ancora», un articolo tradotto da un sito spagnolo: «Il vaccino della Pfizer è composto al 99% da ossido di grafene, secondo uno studio pubblicato dall’Università di Almería in Spagna». L’ossido di grafene non è elencato nella lista degli ingredienti del vaccino Pfizer, né in qualsiasi altro vaccino contro il Covid-19. La teoria ha origine da un’analisi del vaccino Pfizer condotta nel giugno 2021 da Pablo Campra, professore di Scienze chimiche all’Università di Almería in Spagna. Lo studio era stato commissionato da Richard Delgado, gestore del sito LaQuintaColumna.net, che si autodefinisceun crociato contro «la tirannia del Covid-19». L’Università di Almería ha negato di aver approvato i risultati dello studio definendo la pubblicazione «un report non-ufficiale di un professore universitario su un’analisi condotta su un campione di origine sconosciuta».

Il 13 giugno, sul sito Nogeoingegneria.com si legge: «La proteina Spike nei vaccini mRNA è tossica per gli esseri umani e può diffondersi nel corpo, causando problemi cardiovascolari e danni neurologici». La fonte di questa affermazione sembra essere un’intervista trasmessa dalla radio canadese Cfpl nel maggio 2021 con Byram Bridle, un professore di immunologia virale del College Veterinario dell’Università di Guelph in Ontario. Questi vaccini non contengono la proteina Spike, ma istruiscono le cellule a produrre un frammento del virus chiamato «proteina Spike». Si legge nel sito dei Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti: «Il nostro sistema immunitario riconosce che la proteina non gli appartiene e inizia a produrre anticorpi».

Il 30 aprile il sito statunitense Natural News ha pubblicato un articolo affermando che una bambina di due anni dopo aver ricevuto a fine febbraio la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech era morta. Anche il giornalista italiano Cesare Sacchetti, proprietario del sito LaCrunaDellAgo.net, ha condiviso su Telegram la notizia. Natural News ha ripreso questa affermazione dal sito web Great Game India, che nel gennaio 2020 aveva diffuso la notizia falsa secondo cui il virus del Covid-19 sarebbe stato rubato da un laboratorio canadese. Ebbene la fonte citata da entrambi i siti era il Vaers, un database gestito dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi e dalla Fda. È il sistema nazionale di allerta precoce per rilevare possibili problemi di sicurezza nei vaccini autorizzati per l’uso negli Stati Uniti e accetta segnalazioni anonime, che vengono immediatamente pubblicate e accessibili a tutti ancor prima di essere analizzate. Nello specifico della bambina la segnalazione è stata effettivamente presentata il 5 marzo, ma la portavoce dei Cdc Kristen Nordlund ha spiegato che era «completamente inventata», ed è stata rimossa dal sistema.

 

Gli attivisti no vax si servono spesso delle segnalazioni grezze Vaers per sostenere che i vaccini contro il Covid-19 hanno causato morte, infertilità o altri effetti collaterali. Infatti la maggior parte degli articoli di disinformazione italiani citano il Vaers, e non Aifa, che invece rende pubblici solo i dati verificati. NewsGuard ha scoperto che fonti considerate inaffidabili, come Natural Newse Great Game India, rappresentano oltre l’80% dell’engagement di Facebook relativo ad articoli che citano in modo prominente e improprio il Vaers.

La scorsa settimana NewsGuard ha inviato l’ultimo report all’Oms e denuncia che gli algoritmi di Facebook continuano a consigliare agli utenti reti di pagine no vax e di disinformazione medica e che la piattaforma, nonostante i solleciti, non ha preso provvedimenti. Un loro analista ha semplicemente messo «mi piace» a una singola pagina Facebook no vax e a quel punto un menù a tendina ha suggerito all’analista decine di altre pagine che pubblicano disinformazione sul Covid-19 e sui vaccini, ognuna con migliaia di follower. E più la pagina è seguita e più raccoglie pubblicità. Di fatto sono proprio le aziende con le loro inserzioni a tenere in vita ciò che nella vita reale va contro i loro interessi.

Se poi chiedi a questo popolo così arrabbiato contro il green pass perché non si vaccina, la prima obiezione è questa: non ti protegge dall’infezione e neppure contro la malattia. Stiamo ai fatti: questi vaccini non sono sterilizzanti, e sappiamo che una piccola percentuale può infettarsi. In uno studio che ha coinvolto 3.694 dipendenti del Policlinico San Matteo di Pavia (soggetti molto esposti) vaccinati con due dosi Pfizer, sono stati riscontrati 33 casi di infezione. Di questi 17 asintomatici, e 16 mostravano un’infezione lieve.

Seconda obiezione: allora perché i vaccinati devono comunque portare la mascherina? Nello stesso studio si è appurato che 2 (0,05%) operatori vaccinati con due dosi hanno trasmesso l’infezione. La percentuale è marginale, ma la prudenza suggerisce che nei luoghi chiusi sia comunque meglio mantenere le protezioni fino a quando la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata.

Terza obiezione: visto che la malattia nei giovani è molto meno aggressiva perché vaccinare tutti gli under 40? Perché le segnalazioni di casi gravi negli under 40 sono in crescita, e la circolazione del virus oggi avviene principalmente nelle fasce di età non sottoposte a vaccinazione. Il virus muta replicandosi, quindi più è ampio il serbatoio degli infettabili, più il virus muterà. Maggiore sarà il numero delle varianti, maggiore sarà la probabilità che una di queste riuscirà a «bucare» la barriera data dalla vaccinazione.

Quarta obiezione: siamo tutti adulti, se non ci vacciniamo lo facciamo a nostro esclusivo rischio e pericolo. Se il rischio e pericolo fosse esclusivamente vostro, potrebbe anche interessarci poco. Sempre dagli studi del Policlinico San Matteo: grandi anziani, trapiantati, immunocompromessi, pazienti oncologici, sono soggetti fragili che hanno una scarsa (o assente) risposta al vaccino per la patologia di base o per le terapie che assumono. La loro protezione è una questione sociale. Inoltre: vediamo in questi giorni che il numero dei contagiati sta salendo, e di conseguenza si alza il rischio ricovero per chi non è protetto, quasi 2,5 milioni di over 60. Vuol dire che quelli che il vaccino lo hanno fatto, e non con felicità ma per dovere verso se stessi e gli altri, possono vedersi posticipare una visita di qualche mese perché i reparti sono in sofferenza. E dopo qualche mese magari scoprire di avere un problema perché la diagnosi è stata fatta in ritardo. Questo lo chiamate «nostro esclusivo rischio e pericolo?».