“In un momento di forte preoccupazione per il futuro della democrazia, la repressione delle proteste in Iran e Birmania ci ricorda quanto sia difficile opporsi ai regimi autoritari”, si legge nell’editoriale del Christian Science Monitor pubblicato su Internazionale. Tuttavia, secondo il quotidiano statunitense due esempi dimostrano che “le transizioni pacifiche sono non solo possibili, ma forse inevitabili”. I paesi in questione sono Sudan e Venezuela.

 

Nel paese africano la rivoluzione scoppiata nel 2018 aveva portato alla caduta del dittatore Omar al Bashir nell’aprile del 2019. Da quel momento è cominciata una difficile transizione verso la democrazia, che è stata dirottata il 25 ottobre 2021 dal colpo di stato del generale Abdel Fattah al Buhran.

 

Un anno fa Al Buhran ha estromesso il primo ministro Abdallah Hamdok e sciolto il governo di transizione (formato sia da militari sia da rappresentanti della società civile) proclamando lo stato d’emergenza. La dura repressione messa in atto dai militari non ha scoraggiato la popolazione, che ha continuato a scendere in strada sfidando le autorità per reclamare giustizia e un governo civile. “In Sudan i carri armati della giunta si trovano di fronte un concetto di resistenza non violenta chiamato silmiya” (pacifica, in arabo), che alcuni hanno chiamato anche “atmosfera dell’amore”. È una forma di protesta che compatta la società intorno a valori condivisi e, alla lunga, ha più probabilità di successo, osserva il quotidiano statunitense.