di Anna Pozzi | Lunedì 22 novembre
Avvenire
È morto fratel Jean-Pierre Schumacher, l’ultimo sopravvissuto al massacro avvenuto nel 1996 dei monaci trappisti del monastero di Tibhirine, in Algeria, rapiti e poi uccisi da militanti islamici, e in seguito beatificati nel 2018 a Orano, insieme ad altri dodici martiri d’Algeria. Quella tragica notte fratel Jean-Pierre scampò al sequestro perché era di servizio in portineria, in un edificio adiacente al monastero.
«Non volevamo essere martiri, piuttosto segni d’amore e di speranza». Se li ricordava così gli ultimi anni vissuti al monastero di Tibhirine, frère Jean-Pierre Schumacher, che con un altro monaco, Amedée, era sopravvissuto alla strage di sette suoi confratelli avvenuta nella primavera del 1996.
Ora se n’è andato pure lui, memoria vivente di quel massacro, ma soprattutto di quella presenza di “oranti tra gli oranti” che sono stati i trappisti in Algeria, anche negli anni bui del terrorismo jihadista. È deceduto all’età di 97 anni nel monastero di Midelt, in Marocco, unica presenza trappista rimasta da allora in Nordafrica. Continuando a testimoniare silenziosamente Gesù Cristo nella vita di tutti i giorni, in mezzo a una popolazione esclusivamente musulmana.