di Aldo Bonomi | Mercoledì 8 settembre
IlSole24Ore
Ricordiamoci che nella pandemia la corporeità ha riscoperto l’essenzialità del mangiare, abitare, comunicare. Nel triangolo delle fiere Milano-Rimini-Verona passando per Bologna baricentro di aggregazioni e alleanze, si è appena tenuto Cibus a Parma, si proseguirà con MacFrut a Rimini, poi con la fiera avicola per tornare a Verona con Vinitaly in un racconto della civiltà materiale e della dimenticata ruralità che irrompe nell’economia del quotidiano. Civiltà materiale e lunghe derive territoriali che s’incontrano con il capitalismo delle reti: non sono forse questo le fiere in metamorfosi e la logistica che porta i prodotti agricoli sugli scaffali della Gdo, nella ristorazione e nelle nostre case? Non si può volare dal campo alla tavola imbandita, prescindendo dalla terra, intesa come bene ecologico.
La green economy è anche questione contadina, di metamorfosi della ruralità. La piattaforma agroalimentare padana o quella del pomodoro tra Salerno e Foggia mettono a fuoco uno scenario nel quale s’intrecciano il massimo di industrializzazione e il massimo di mediocrità neo-schiavismo.
Non basta tracciare filiere produttive. Occorre ricostruire piattaforme che ridisegnano il rapporto antico città/contado. Occorre scomporre e ricomporre quel “Volgo disperso” al lavoro nelle piattaforme che supera i 3,5 milioni di occupati in più di 2 milioni di imprese.