di Vittorio Pelligra | Martedì 5 ottobre
IlSole24Ore
Recita il Corifeo ne «Le Rane» di Aristofane: «Spesso mi è parso che la nostra città, verso i buoni e onesti cittadini, si comporti allo stesso modo che verso la moneta antica e i nuovi pezzi d'oro. Dell'antica, infatti, che non falsificata anzi è certamente la più bella di tutte le nostre, la sola ben coniata e apprezzata dovunque, fra Greci e barbari, di quella non ci serviamo affatto: ma soltanto di questi cattivi pezzi di rame, coniati ieri e ieri l'altro con pessimo conio.
E fra i cittadini, quelli che noi conosciamo come bennati e saggi, galantuomini valorosi e giusti, allevati nelle palestre e nei cori e nella buona educazione, noi li oltraggiamo: e invece questi di rame, stranieri e rossi di pelo spregevoli e discendenti da gente spregevole, ultimi arrivati che prima d'ora la città non avrebbe facilmente preso alla cieca nemmeno come vittime espiatorie, di questi ci serviamo per ogni uso. Ma almeno ora, o stolti, cambiate abitudini e tornate a servirvi delle persone per bene».
Ci serviamo per gli scambi della moneta cattiva e teniamo nei forzieri quella buona, così come coinvolgiamo nella vita pubblica persone non degne e ne allontaniamo coloro che sarebbero un vanto per ogni città. Così Aristofane fa enunciare al capo del suo coro una delle primissime formulazioni di quella che diverrà nota come «Legge di Gresham». In una frase «la moneta cattiva scaccia la moneta buona».