di Leonardo Becchetti | Martedì 18 gennaio
Avvenire
Il principio dell’ecologia integrale ci insegna che tutto è interconnesso. Cogliere gli elementi di interdipendenza tra i vari problemi che siamo chiamati ad affrontare (pandemico, climatico, sociale, di senso del vivere) e trovare soluzioni che siano 'farmaci' efficaci su alcune dimensioni senza effetti collaterali negativi sulle altre è l’imperativo della navigazione tra Scilla e Cariddi dei nostri tempi difficili.
Quest’inizio d’anno è segnato dall’inflazione che preoccupa cittadini e imprese, il riscaldamento globale che continua a crescere (inquietanti gli ultimi dati sulla temperatura media in Europa del satellite Copernicus e dell’ultimo rapporto di 'Nature' sullo scongelamento progressivo del Permafrost nell’Artico). La reazione poco lucida di alcuni è collegare le due cose, sostenendo che la transizione ecologica possa essere la causa dell’inflazione. E invece no. Non è la causa del problema, ne è la soluzione.
Iniziamo per gradi. Abbiamo vissuto negli ultimi decenni un periodo di bassa inflazione con pericoli deflattivi grazie a due fenomeni fondamentali. Il primo è la globalizzazione e la corsa al ribasso delle imprese che per massimizzare i profitti cercano di minimizzare i costi, localizzando la produzione dove i costi del lavoro, ambientali e fiscali sono i più bassi possibili. Impossibile in un sistema globale competitivo alzare i prezzi in queste condizioni.