La strage di Montesole: il religioso e le ideologie

di Daniele Menozzi | Lunedì 15 novembre

 

 

 

 

 

SettimanaNews

 

 

 

 

Lo scorso 6 novembre 2021, Daniele Menozzi, storico, professore emerito alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è intervenuto a un evento organizzato a Bologna dalla rete delle biblioteche ecclesiastiche dell’Emilia-Romagna dedicato al tema del pellegrinaggio sui luoghi della strage nazifascista di Montesole. Nel suo intervento, che pubblichiamo di seguito per gentile concessione dell’autore, viene ricostruito l’itinerario degli studi che ha portato la storiografia − anche sul versante ecclesiale − a una progressiva liberazione dai condizionamenti ideologici, consentendo di chiarire sempre meglio anche il ruolo della dimensione religiosa di quei tragici eventi del 1944.

 

Il cammino percorso dagli studi storici relativi alla strage compiuta dai nazifascisti a Montesole tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1944 può fornire un utile contributo alla comprensione di quella vicenda.

 

In particolare può aiutare a meglio definire la presenza del religioso sia per quanto riguarda i suoi termini effettivi, sia per gli insegnamenti che se ne possono oggi trarre. Mi propongo perciò di ricostruire qui, sia pure assai sommariamente, questo itinerario. Ma, prima di affrontare il tema, è opportuno tenere presente una considerazione di carattere generale.

 

Il «paradigma antifascista» della storiografia

La storiografia che all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale si è dedicata all’esame delle stragi nazifasciste, per quanto fosse criticamente assai attrezzata, è stata a lungo condizionata dall’esigenza di iscrivere gli studi all’interno di una prospettiva di pedagogia politica. La nuova Repubblica democratica, nata sulle ceneri del fascismo, aveva fragili basi. Non solo perché, sul piano internazionale, gli alleati non facevano sconti alla sconfitta militare subita da un’Italia che l’armistizio dell’8 settembre 1943 non aveva certo riscattato ai loro occhi dall’alleanza con la Germania nazista; ma anche perché, sul piano interno, il regime aveva goduto di in indubbio consenso, plasmando pratiche e mentalità di larghissima parte della popolazione.

 

 

 

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