Il «paradosso europeo» è già costato nel 2022 tre volte tanto l’ultimo stanziamento. In totale, tra Bruxelles e i singoli stato, all'Ucraina sono giunti 14,3 miliardi di euro in aiuti militari diretti
 

Che l’Unione Europea sia ricca di fantasia quanto si tratta di trovare fondi è cosa nota. Con l’Ucraina, però, ha superato se stessa. Perché per finanziare i rifornimenti di armi a Kiev i soldi sono stati trovati, non senza una involontaria ironia, nella Facility europea per la pace (Epf). Uno strumento, si legge nel sito Ue, destinato a «migliorare la capacità dell’Unione di prevenire conflitti, costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale». Prima dell’Ucraina, la Epf ha fornito assistenza alle forze armate bosniache, a quelle georgiane, della Mauritania, del Ruanda, all’Unione Africana.

 

Mai però era stata utilizzata, finora, per acquistare armi letali per un Paese in guerra. Operazione lanciata dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, che ha letteralmente svuotato il fondo, creato nel 2021 e forte di 5,7 miliardi di euro. In effetti, dopo una prima tranche da 500 milioni di euro per acquistare armamenti, decisa il 27 febbraio 2022 – tre giorni dopo l’avvio dell’invasione russa – sono seguite altre sei tranche di pari importo, portando il totale di aiuti militari Ue diretti a 3,6 miliardi di euro (circa 100 milioni arrivano da altre fonti).

 

Secondo un articolo pubblicato due giorni fa dal Financial Times, con i 3,6 miliardi di euro dell’Epf è stato finanziato l’acquisto di 325 carri armati, 200 sistemi di lanciarazzi multipli, 1.000 droni, 36 elicotteri d’attacco e molteplici missili.