di Pierre Haski | Martedì 17 maggio
Internazionale
A ogni tappa di una guerra lunga e brutale i rischi di incomprensioni
o disaccordi aumentano. È senz’altro il caso della guerra in Ucraina,
che dura ormai da 80 giorni e di cui non si intravede la fine.
Fino a poco tempo fa la Germania esitava all’idea di inviare armi
significative in Ucraina. Da qualche giorno è il turno della Francia di
tentennare, a cominciare dalle posizioni di Emmanuel Macron a proposito
della Russia, che meritano un’analisi perché rivelatrici di problemi più
profondi e in quanto potenziale causa di importanti conseguenze sugli
equilibri politici in Europa.
In un’intervista trasmessa il 12 maggio sulla tv italiana Rai 1, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha commentato
le dichiarazioni con cui Macron, il 9 maggio, aveva messo in guardia
dalle conseguenze di una “umiliazione” della Russia. Il giornalista ha
chiesto a Zelenskyj se non sia consigliabile consentire a Putin di
salvare la faccia. “Non posso dare una via d’uscita alla Russia”, ha
risposto il presidente ucraino. “Solo la Russia può farlo. Non è giusto
che alcuni leader ci chiedano di cedere qualcosa per permettere a Putin
di salvare la faccia”.
Tempistica azzardata
In causa c’è chiaramente il passaggio del discorso del presidente
francese al parlamento europeo di Strasburgo in cui Macron ha dichiarato
che “quando arriverà la pace” bisognerà costruire i nuovi equilibri di
sicurezza in Europa, “senza mai cedere alla tentazione né
dell’umiliazione né dello spirito di vendetta”. In occasione della sua
conferenza stampa, Macron ha fatto esplicitamente riferimento al
trattato di Versailles siglato alla fine della prima guerra mondiale,
quando è stato piantato il seme della guerra successiva. “Nel 1918
abbiamo umiliato” gli sconfitti, ha ricordato Macron.
Questo ragionamento non è privo di fondamento, ma resta il fatto che
Zelenskyj si trova in mezzo a una guerra per la sopravvivenza, con
atrocità come quelle in corso a Mariupol. Come si può chiedergli di
pensare a non umiliare la Russia? La tempistica è quantomeno azzardata.
Un consiglio simile avrebbe potuto attendere almeno la comparsa di un
negoziato in vista, e questo non è assolutamente il caso. A Kiev hanno
apprezzato poco, soprattutto considerando che la Francia, con la sua proposta di una “comunità politica europea”, rinvia a una data lontana l’adesione dell’Ucraina all’Ue.
Questa nota stonata illustra di fatto un cambiamento negli equilibri
attuali dell’Europa: il tandem franco-tedesco, tradizionale motore
dell’Unione, è criticato per le sue esitazioni davanti alla Russia. I
due paesi non subiscono le stesse accuse, ma si trovano comunque
ugualmente sfasati rispetto al centro di gravità dell’Europa, che a
causa della guerra in Ucraina si situa sul fianco orientale dell’Unione,
dove si sente il profumo di una vittoria possibile su una Russia da
sempre considerata come il nemico.
Con la leadership statunitense che si è affermata chiaramente in
questa guerra sul suolo europeo (non fosse altro che per la portata del
sostegno militare garantito all’Ucraina) e con i continui rilanci dei
britannici post-Brexit, che hanno finalmente trovato la loro ragion
d’essere, la prudenza relativa dei francesi e dei tedeschi cambia gli
equilibri europei.
Questa guerra promette di essere lunga, e le due principali potenze dell’Unione hanno sicuramente un ruolo chiave da interpretare nelle tempeste che si annunciano. Ma devono ascoltare il messaggio del presidente ucraino.