di Nicoletta Dentico | venerdì 26 febbraio 2021
Avvenire
La crisi del Covid ha reso evidente il dramma dei lavoratori informali, ma le disuguaglianze aumentavano anche prima. Un dato strutturale, ma non percepito con la stessa drammaticità.
Nicoletta Dentico, dirigente di Society for International development, adesso si teme un impoverimento generalizzato. Ma perché solo ora si ha paura di questa forbice che si allarga?
Il Covid ha fatto esplodere le disuguaglianze all’attenzione generale, ma sono anni che all’Onu, in molti circuiti internazionali, anche politici si parla di disuguaglianze. La questione è che si pensa di risolverle con rimedi tecnici, buone pratiche, piccoli escamotage finanziari ma non si riescono a imporre nell’agenda politica internazionale i grandi nodi che producono le diseguaglianze: il debito dei Paesi poveri, le regole del commercio internazionale, la diseguaglianza di genere.
Nel suo libro 'Ricchi e buoni?' (Emi, 2020) mette in guardia contro le «trame oscure del filantrocapitalismo ». Perché queste 'charity' non funzionano?
Quella filantropia, analizzata nel mio libro, è una delle facce della diseguaglianza, soprattutto in un tempo con tendenze opposte esasperate: c’è una accumulazione di risorse finanziarie, economiche e quindi legali e politiche che non si è vista neanche nel Medio Evo. Oggi la famosa élite dell’1% ritiene la gran parte delle risorse monetarie e delle conoscenza rispetto alla grandissima parte del mondo. Questa è la patologia del nostro tempo. Chi sono i filantropi? Quelli dell’1% che sanno ben navigare in questo tempo della disuguaglianza e da quella posizione di vertice si ritengono più capaci e titolati moralmente a monopolizzare anche l’“agenda del bene”. Vi è trama di paternalismo che mira al contenimento del disagio sociale. Il loro potere sta penetrando le leve del governo del mondo creando un vulnus alla democrazia, ai processi nati dal basso.